Prima di “mettere mano” al codice, è necessario chiarire le idee e studiare lo strumento più idoneo a raggiungere l’obiettivo. Sulla base di questo confronto emergerà che il cliente può affidare alla Webers la realizzazione di:

• Un sito aziendale generico, costituito da più pagine e finalizzato a presentare il core business dell’azienda, i valori, i beni o servizi offerti, il blog, etc. Generalmente è meno complesso di un e-commerce, anche se a volte può includere funzionalità avanzate.
• Un sito di news non differisce molto dal precedente, ma presenta comunque qualche elemento di particolarità rilevante. Le pagine dedicate ai servizi sono generalmente assenti o ridotte al minimo, poiché tutto si incentra sulle notizie. Vanno comunque impostate home, pagine di categoria e personalizzare le pagine autore. L’aspetto comunque più caratterizzante è la creazione di pagine ottimizzate per l’inclusione in Google News e/o per le AMP.
• Un e-Commerce è un negozio online e presenta una complessità variabile, sebbene generalmente superiore a quella di un sito aziendale. L’organizzazione dei contenuti è fondamentale per l’usabilità del sito e l’indicizzazione sui motori di ricerca. Inoltre il numero dei contenuti da editare e ottimizzare è generalmente impegnativa, pur dipendendo dalla quantità di beni o servizi commercializzati. Infine questioni tecniche – quali la gestione dei pagamenti, il tracciamento della navigazione e i protocolli di sicurezza – rappresentano un ulteriore elemento di distinzione (e complessità) rispetto ai siti “comuni”. 
• Landing e one-page, sono siti costruiti su una sola pagina. Tecnicamente Landing e One-page si distinguono più per l’obiettivo e i contenuti, che per aspetti tecnici. La one-page sviluppa su una sola pagina i contenuti del sito aziendale (qualora siano pochi e non ci sia interesse per il posizionamento sui motori di ricerca), mentre la landing è finalizzata ad un obiettivo circoscritto quale la lead generation in occasione del lancio di un nuovo prodotto. In genere, infatti, la landing coesiste con il sito aziendale.

La riuscita di un sito dipende dalla strategia e dagli specialisti che ottimizzano i singoli elementi. L’architettura dei contenuti non compete allo sviluppatore, ma al SEO specialist e al designer. Dopo una ricerca delle parole chiave, l’addetto alla SEO crea un’alberatura dei contenuti, che “serve” ai bot dei motori di ricerca (Google su tutti) a capire la gerarchia delle pagine, quali indicizzare, quali prediligere e quali, infine, è meglio ignorare. In questa fase al SEO dovrà essere chiaro cosa scrivere sui file robots.txt e sitemap e dove collocare strani tag, quali noindex, canonical e nofollow.

Creata una prima struttura – per ora fatta solo di schemi e parole (chiave) – bisogna procedere con la creazione delle diverse pagine. Si tratta di un lavoro fatto di immagini, placeholder in simil-latino ed elementi dinamici impaginati.

Non sono solo “disegni”, ma lavori tecnici che fondono in un’unica soluzione funzionalità del sito, valori aziendali e convenzioni dell’utenza sull’uso dei media (a partire dalle specificità riguardanti la navigazione desktop e quella mobile).

Finalmente si passa alla fase dello sviluppo vero e proprio. Si può utilizzare anche un CMS, ma un sito efficiente richiede sempre di operare direttamente sul codice. Quanto fatto dal web designer va “messo insieme” e ottimizzato per i diversi device (desktop e mobile su tutti), se necessario bisogna sviluppare ex-novo plugin utili a far svolgere all’utente determinate azioni. In questa fase interviene, a seconda dei casi, anche il sistemista per delineare le caratteristiche del server.

Ora il sito esiste e funziona, ma il lavoro non è finito. Una fase di test appurerà il funzionamento delle pagine, i loro collegamenti, la corretta visualizzazione e la presenza di eventuali bug. Per la bisogna si utilizzano software, ma – nonostante il supporto delle macchine – è necessario sempre navigare a lungo (e in maniera imprevedibile) qualsiasi sito neonato.

Ci sono fasi dell’ottimizzazione che è necessario concludere (o comunque verificare) quando si è online. Si installano i diversi tag di tracciamento, che possono riguardare le statistiche (es. Google Analytics), la salute generale del sito (es. Search console), la sua usabilità (es. Hotjar) o adeguamenti di natura legale (GDPR). Con il tempo tutti questi “segnali” parlano del sito e suggeriscono eventuali ottimizzazioni che possono rendere più performante la presenza online dell’azienda.